I bunker dell'Enfola


 

I bunker dell'Enfola

 

Questa mattina complice una giornata soleggiata ci rechiamo al promontorio dell’Enfola,, il nostro intento è andare a riscoprire le piazzole di tiro ed i bunker delle batterie costiere chiamate “ L.De Filippi” e costruite tra la fine degli anni venti ed i primi anni trenta per proteggere il Canale da eventuali invasioni nemiche. Ci incamminiamo lungo un erto sentiero che conduce in cima al promontorio che si eleva sino a 135 metri s.l.m, lungo l’ascesa incontriamo alcune abitazioni private poi, mimetizzati dal verde dei pini di Aleppo ed una vegetazione incolta, ecco i primi Bunker e ciò che rimane degli alloggi degli ufficiali, la costruzione che ospitava la fotocellula che unitamente alla dirimpettaia “Sommi Picenardi” di Punta Falcone a Piombino riusciva ad illuminare a giorno tutto il canale. Proseguiamo il nostro cammino incontrando alcune cisterne, altri manufatti mentre intorno a noi un panorama mozzafiato ci accompagna dove colonie di gabbiani si gettano in fantastiche “picchiate verso lo scoglietto della “nave” per poi scomparire in mare aperto.

Fantasticando immaginiamo una ristrutturazione di questi manufatti che potrebbero essere trasformati in un luogo di eccellenza per lo studio del sistema ambientale da quello marino a quello celeste, con tanto di foresteria per le guardie ambientali, unitamente a ricercatori universitari che, all’occorrenza, si potrebbero improvvisare ottime guide per i visitatori... purtroppo sono solo sogni oggi la zona è abbandonata i bunker vengono saltuariamente usati da qualche giovane in cerca di avventure .

Si sente parlare da anni di un progetto per “prolungare la stagione turistica” proponendo percorsi e attrattive alternative, qualità e servizi, anche gli allievi della scuola media statale G.Pascoli nel 1997/98 fecero uno studio accurato riportando i loro rilievi in un opuscolo... poi ancora silenzio; quale migliore occasione allora valorizzare veramente questi itinerari ristrutturarli e renderli fruibili, un patrimonio che purtroppo rimane, come tante bellezze della nostra isola, da annoverare in quella che noi chiamiamo... la storia dimenticata.

 

                                                                                                        Fabrizio Prianti




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